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Il nucleare potrebbe generare un mercato da 46 miliardi

Milano, 05/03/2025

Lo sviluppo dell’energia nucleare in Italia rappresenta una svolta significativa nel panorama energetico nazionale, con potenziali benefici economici e occupazionali di vasta portata. Secondo un recente rapporto di EY, l’integrazione del nucleare nel mix energetico italiano potrebbe generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro e la creazione di circa 117.000 nuovi posti di lavoro.  

L’adozione del nucleare potrebbe anche contribuire a una significativa riduzione della dipendenza energetica dall’estero. Le stime indicano un risparmio annuale tra gli 8 e i 10 miliardi di euro sulle importazioni di energia, grazie alla produzione interna derivante dai nuovi reattori nucleari.  


Il 28 febbraio, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge delega sul nucleare sostenibile, proposto dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Questo provvedimento mira a reintrodurre l’energia nucleare nel mix energetico nazionale, allineandosi agli obiettivi europei di decarbonizzazione entro il 2050.  

Il disegno di legge prevede l’adozione di un “Programma nazionale sul nucleare” finalizzato a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Questo programma interviene su vari aspetti, tra cui la produzione di idrogeno, la disattivazione e lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, la ricerca e lo sviluppo dell’energia da fusione, e la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in materia.  


Un aspetto cruciale del disegno di legge riguarda la gestione dei rifiuti radioattivi. Il testo prevede una disciplina organica dell’intero ciclo di vita dell’energia nucleare, che include la gestione, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, nonché lo smantellamento degli impianti. Questo approccio integrato mira a garantire la sicurezza e la sostenibilità delle operazioni nucleari nel lungo termine.  


La tempistica per l’attuazione delle misure previste è stata accelerata. Il governo è delegato ad adottare, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi che disciplineranno la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno.  


Tuttavia, il ritorno al nucleare non è esente da critiche. Alcuni esponenti politici, come Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, sostengono che l’energia nucleare sia più costosa del gas e che gli investimenti necessari siano ingenti. Bonelli ha dichiarato che il governo sta “prendendo in giro” i cittadini, sottolineando la necessità di puntare sulle energie rinnovabili, seguendo l’esempio di altri Paesi europei come la Spagna.  


Nonostante le polemiche, l’Italia sta consolidando il proprio ruolo nello sviluppo delle tecnologie nucleari avanzate. L’obiettivo è definire una strategia per il reintegro dell’energia nucleare nel mix energetico, con una copertura prevista tra l’11% e il 22% della domanda elettrica nazionale entro il 2050.  

Spionaggio contro giornalisti e attivisti, il “caso Paragon”

Milano, 25/02/2025

Il recente “caso Paragon” ha scosso l’opinione pubblica italiana, sollevando gravi preoccupazioni riguardo all’uso di software di sorveglianza per monitorare giornalisti e attivisti. Al centro della vicenda vi è l’utilizzo di “Graphite”, uno spyware di livello militare sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, presumibilmente impiegato per intercettare comunicazioni di figure critiche nei confronti del governo italiano.


La questione è emersa quando WhatsApp ha notificato a circa 90 persone, tra cui giornalisti e attivisti, tentativi di intrusione nei loro dispositivi attraverso lo spyware “Graphite”. Tra le vittime identificate, Luca Casarini, fondatore dell’ONG Mediterranea Saving Humans, ha dichiarato di essere stato sorvegliato per oltre un anno. Secondo un’analisi condotta dal Citizen Lab dell’Università di Toronto, l’attacco ai suoi dispositivi risalirebbe a febbraio 2024, ben prima dell’individuazione dello spyware.  


In risposta alle crescenti preoccupazioni, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha affrontato la questione durante un question time alla Camera dei Deputati. Nordio ha assicurato che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) o dalle sue direzioni con società private per l’uso di software di intercettazione. Ha inoltre sottolineato che le intercettazioni vengono effettuate solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria e che nessuna persona è stata intercettata dalla Polizia Penitenziaria nel 2024.  


Nonostante queste rassicurazioni, la società Paragon Solutions ha deciso di rescindere il contratto con l’Italia, accusando il governo di aver violato gli accordi etici utilizzando lo spyware per monitorare giornalisti e attivisti, anziché limitarsi a indagini su criminali. Questa decisione è stata riportata da fonti internazionali, evidenziando le preoccupazioni sulla possibile deriva autoritaria e sulla violazione dei diritti fondamentali nel Paese.  


Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Esponenti dell’opposizione, tra cui Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, hanno chiesto chiarimenti urgenti al governo riguardo all’uso dello spyware e alle autorizzazioni concesse per tali operazioni di sorveglianza. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha ribadito la necessità di fare piena luce sulla vicenda, sottolineando l’importanza di tutelare i diritti costituzionali e la libertà di stampa.  


Parallelamente, la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) e l’Ordine dei Giornalisti hanno annunciato l’intenzione di presentare una denuncia alla Procura di Roma, esprimendo profonda preoccupazione per le implicazioni sulla libertà di informazione e sulla tutela delle fonti giornalistiche. Questa iniziativa mira a ottenere chiarezza sulle responsabilità e a prevenire future violazioni dei diritti dei professionisti dell’informazione.  

L’Unione Europea ha deciso di investire 200 miliardi nell’IA

Milano, 18/02/2025

L’Unione Europea ha recentemente annunciato un investimento senza precedenti di 200 miliardi di euro nell’intelligenza artificiale attraverso l’iniziativa denominata InvestAI. Questo ambizioso piano mira a rafforzare la posizione dell’Europa nel panorama globale dell’IA, promuovendo lo sviluppo di tecnologie avanzate e garantendo che i benefici dell’IA siano accessibili a tutti i cittadini europei.


Negli ultimi anni, Stati Uniti e Cina hanno dominato la scena dell’IA, investendo massicciamente in ricerca, sviluppo e infrastrutture. Questa supremazia ha sollevato preoccupazioni in Europa riguardo a una possibile dipendenza tecnologica e alla perdita di competitività. In risposta, l’UE ha riconosciuto la necessità di un intervento deciso per colmare il divario e assicurare la propria autonomia tecnologica. L’iniziativa InvestAI rappresenta la risposta europea a questa sfida, con l’obiettivo di creare un ecosistema dell’IA robusto e competitivo.  


Lanciata durante l’AI Action Summit di Parigi, InvestAI prevede la mobilitazione di 200 miliardi di euro per investimenti nell’IA. Di questi, 50 miliardi saranno forniti direttamente dall’UE, mentre i restanti 150 miliardi proverranno da investitori privati e partner industriali nell’ambito dell’iniziativa EU AI Champions. Un elemento chiave del piano è la creazione di un fondo europeo di 20 miliardi di euro destinato alla costruzione di “gigafabbriche” di IA. Queste strutture saranno fondamentali per l’addestramento di modelli di IA avanzati e per promuovere lo sviluppo collaborativo e aperto nel settore.  


L’iniziativa si concentra su diversi obiettivi strategici:

• Sviluppo di infrastrutture avanzate: le gigafabbriche di IA forniranno le risorse computazionali necessarie per l’addestramento di modelli complessi, consentendo alle aziende europee di competere a livello globale.  

• Promozione della ricerca e dell’innovazione: InvestAI mira a sostenere progetti di ricerca all’avanguardia, facilitando la collaborazione tra università, centri di ricerca e industria.

• Sviluppo di talenti: l’iniziativa prevede programmi di formazione e sviluppo delle competenze per preparare la forza lavoro europea alle sfide future dell’IA.

• Etica e regolamentazione: l’UE intende promuovere un approccio all’IA basato su valori etici, garantendo che lo sviluppo tecnologico rispetti i diritti fondamentali e la privacy dei cittadini.


Durante il summit di Parigi, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato l’importanza di una competizione sana e di una collaborazione internazionale nel campo dell’IA. Ha evidenziato la necessità di costruire fiducia e sicurezza tra i cittadini riguardo all’IA, promuovendo al contempo l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.  


Tuttavia, non tutti i leader globali condividono la stessa visione. Il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, ha espresso preoccupazione riguardo a una regolamentazione eccessiva dell’IA, sostenendo che potrebbe ostacolare l’innovazione. Questo dibattito evidenzia le diverse filosofie tra le nazioni su come bilanciare progresso tecnologico e regolamentazione.  


L’Italia è destinata a svolgere un ruolo cruciale nell’ambito di InvestAI. Con sede a Torino, l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (AI4I) è stato designato come uno dei principali beneficiari dei fondi europei destinati alle gigafabbriche di IA. L’AI4I si concentrerà sulla ricerca applicata, promuovendo l’innovazione nei settori manifatturiero, aerospaziale e automobilistico. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità significativa per l’Italia di posizionarsi come leader nel panorama europeo dell’IA, attirando talenti e investimenti nel settore.  

Nel 2023 il 60% delle retribuzioni è stato erogato al Nord

Milano, 28/12/2024

Le disparità salariali tra le diverse province italiane evidenziano una netta divisione tra Nord e Sud, con retribuzioni significativamente più elevate nelle regioni settentrionali. Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, nel 2023 i lavoratori dipendenti privati del Nord hanno percepito stipendi medi lordi mensili di circa 2.000 euro, mentre i colleghi del Sud si sono fermati a circa 1.350 euro, indicando una differenza di quasi il 50% a favore del Nord. 


Milano si conferma al vertice della classifica provinciale per retribuzioni. Nel 2023, la retribuzione media mensile lorda nel capoluogo lombardo è stata di 2.642 euro. Inoltre, gli stipendi annui complessivi hanno superato i 55 miliardi di euro, con oltre 1,6 milioni di lavoratori impiegati. Rispetto al 2022, si è registrato un incremento del 3,3% nelle retribuzioni. 


Oltre a Milano, altre province del Nord si distinguono per le elevate retribuzioni. Monza-Brianza occupa il secondo posto, con una retribuzione media mensile di 2.218 euro, segnando un aumento del 3,1% rispetto all’anno precedente. Parma segue al terzo posto, con una busta paga media di 2.144 euro e una crescita del 3,7% rispetto al 2022. 

Al contrario, le province del Sud registrano le retribuzioni più basse. Vibo Valentia si posiziona all’ultimo posto, con una retribuzione media mensile di 1.030 euro. Tra le altre province con stipendi particolarmente bassi troviamo Nuoro (1.129 euro), Cosenza (1.140 euro) e Trapani (1.143 euro). 


Le significative differenze retributive tra Nord e Sud sono attribuibili a vari fattori:

• Produttività e costo della vita: Il Nord presenta livelli di produttività e costo della vita più elevati, influenzando positivamente le retribuzioni.

• Tipologia di contratti: Nel Sud è più diffusa la presenza di contratti a termine, part-time involontario e lavori stagionali, che tendono a offrire retribuzioni più basse.

• Presenza di grandi aziende: Le multinazionali e i grandi gruppi industriali, che generalmente offrono stipendi più alti, sono maggiormente concentrati nelle regioni settentrionali. 


Nel 2023, il monte salari lordo per i lavoratori dipendenti privati in Italia ha raggiunto i 411,3 miliardi di euro, con un incremento del 3,5% rispetto al 2022. Tuttavia, l’inflazione nello stesso periodo è cresciuta del 5,7%, erodendo il potere d’acquisto dei lavoratori. È significativo notare che oltre il 60% del totale delle retribuzioni è stato erogato nelle regioni del Nord, sottolineando ulteriormente le disparità economiche tra le diverse aree del Paese. 

Nel 2025 parte il bonus anziani da 850 euro, chi può richied

Milano, 28/12/2024

A partire dal 1° gennaio 2025, entrerà in vigore il Bonus Anziani Over 80, un contributo mensile di 850 euro destinato a supportare gli anziani più fragili. Questa misura, introdotta dal Decreto Legislativo n. 29 del 15 marzo 2024, mira a fornire un sostegno economico significativo a una fascia particolarmente vulnerabile della popolazione.


L’accesso al Bonus Anziani è riservato a coloro che soddisfano contemporaneamente i seguenti criteri:

• Età e ISEE: aver compiuto almeno 80 anni e possedere un ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) non superiore a 6.000 euro.

• Indennità di accompagnamento: essere già titolari dell’indennità di accompagnamento, che nel 2024 ammontava a 531,76 euro mensili, o possedere i requisiti per richiederla, come l’invalidità totale.

  • Condizione di salute: essere in uno stato di “bisogno assistenziale gravissimo”, valutato dall’INPS.


Il contributo di 850 euro mensili si aggiunge all’indennità di accompagnamento, portando il totale a circa 1.381,76 euro al mese. Questa somma è esente da tassazione e non concorre alla formazione del reddito ai fini fiscali. Tuttavia, l’importo deve essere utilizzato esclusivamente per:

• Pagamento di badanti o assistenti domiciliari con contratto regolare.

• Acquisto di servizi di assistenza qualificati.

L’uso improprio dei fondi comporterà la revoca del beneficio e la restituzione delle somme percepite. 


Il Bonus Anziani è una misura sperimentale prevista per il biennio 2025-2026, con un finanziamento complessivo di 500 milioni di euro. Si stima che i potenziali beneficiari siano circa 25.000 anziani, pari allo 0,6% dei 3,8 milioni di non autosufficienti in Italia. L’obiettivo è fornire un sostegno economico mirato per l’acquisto di servizi di cura e assistenza certificati, migliorando la qualità della vita degli anziani più vulnerabili. 

Le modalità specifiche per la presentazione delle domande non sono ancora state definite. È probabile che la richiesta debba essere inoltrata tramite l’INPS, che effettuerà le verifiche sui requisiti. Si consiglia di monitorare i canali ufficiali per aggiornamenti sulle procedure da seguire. 

Sole 24 Ore: Bergamo è la città italiana dove si vive meglio

Milano, 18/12/2024

Bergamo ha ottenuto un risultato storico, posizionandosi al primo posto nella classifica annuale sulla qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore. Questo risultato evidenzia i progressi significativi compiuti dalla provincia lombarda in vari ambiti, consolidando la sua reputazione come luogo ideale per vivere.


L’indagine del Sole 24 Ore, giunta alla 35ª edizione, valuta la qualità della vita nelle 107 province italiane attraverso 90 indicatori suddivisi in sei macro-categorie: “Ricchezza e consumi”, “Affari e lavoro”, “Ambiente e servizi”, “Demografia, salute e società”, “Giustizia e sicurezza” e “Cultura e tempo libero”. Ogni indicatore riceve un punteggio da 0 a 1000, con la somma dei punteggi che determina la posizione finale in classifica. 


Bergamo ha mostrato eccellenza in diverse categorie:

• Ambiente e servizi: La provincia ha ottenuto il terzo posto, grazie a politiche efficaci nella gestione ambientale e nella qualità dei servizi offerti ai cittadini. 

• Demografia e società: Settima posizione, riflettendo una struttura demografica equilibrata e una coesione sociale significativa. 

• Sportività: Bergamo è al primo posto nell’indice di sportività, indicatore che valuta la diffusione e la qualità delle attività sportive sul territorio. 

Tuttavia, la provincia ha registrato una performance meno brillante nella categoria “Ricchezza e consumi”, posizionandosi al 23º posto, con una particolare criticità nella crescita del PIL pro capite, dove occupa la 98ª posizione. 


Mentre Bergamo e altre province del Nord-Est hanno registrato miglioramenti, le grandi città italiane hanno subito un calo nelle posizioni:

• Milano: Scende dal 8º al 12º posto, influenzata dall’aumento del costo della vita e delle disuguaglianze di reddito. 

• Firenze: Perde 30 posizioni, passando dal 6º al 36º posto, principalmente a causa dell’aumento della criminalità. 

• Roma: Scende di 24 posizioni, arrivando al 59º posto, penalizzata da problemi legati alla mobilità, gestione dei rifiuti e sicurezza. 


La classifica evidenzia un persistente divario tra Nord e Sud Italia. Le province meridionali occupano prevalentemente le posizioni più basse, con Reggio Calabria all’ultimo posto e Napoli al penultimo, segnalando criticità in termini di occupazione, servizi pubblici e sicurezza. 


Il primato di Bergamo può essere attribuito a diversi fattori:

• Investimenti in infrastrutture: Miglioramenti nelle reti di trasporto e nelle strutture pubbliche hanno facilitato la mobilità e l’accesso ai servizi.

• Politiche ambientali: Iniziative volte alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente hanno migliorato la qualità dell’aria e degli spazi verdi.

• Coesione sociale: Un tessuto sociale forte, supportato da una rete efficiente di servizi sanitari ed educativi, ha contribuito al benessere generale della popolazione.

La guerra ha un impatto significativo sul DNA dei bambini

Milano, 22/11/2024

La guerra non si limita a infliggere traumi psicologici e sofferenze fisiche, ma lascia un'impronta duratura a livello biologico, modificando il DNA dei bambini esposti a conflitti. Un recente studio condotto su rifugiati siriani dimostra che le esperienze traumatiche associate alla guerra alterano l'espressione dei geni, con conseguenze che possono influire sullo sviluppo mentale e fisico.


Una ricerca condotta dall'Università di Surrey, in collaborazione con altre istituzioni internazionali e finanziata dai National Institutes of Health (NIH) americani, ha analizzato le alterazioni epigenetiche nei bambini siriani rifugiati in Libano. Lo studio ha coinvolto 1.507 bambini di età compresa tra i 6 e i 19 anni, provenienti da campi informali. Attraverso campioni di saliva, i ricercatori hanno esaminato la metilazione del DNA, un processo che modifica l'espressione genica senza alterare la sequenza genetica di base. I risultati mostrano che gli eventi bellici vissuti dai bambini hanno lasciato segni specifici nel loro DNA, influenzando geni responsabili di funzioni fondamentali come la neurotrasmissione e il trasporto intracellulare.


Le modifiche epigenetiche rilevate sono strettamente legate alle esperienze della guerra, distinguendosi da quelle causate da altri traumi, come povertà o bullismo. Uno degli effetti più significativi osservati è un rallentamento dell'invecchiamento epigenetico, che potrebbe indicare un impatto negativo sullo sviluppo biologico dei bambini. Queste alterazioni possono contribuire all'insorgenza di disturbi mentali come ansia, depressione e PTSD (disturbo da stress post-traumatico), già ampiamente documentati nei sopravvissuti a conflitti.


Questa scoperta mette in luce l'importanza di fornire sostegno non solo psicologico ma anche medico ai bambini che vivono in zone di conflitto. Le conseguenze biologiche della guerra potrebbero infatti perpetuarsi per generazioni, richiedendo interventi mirati per mitigare i danni.

I lavoratori sono favorevoli a settimana lavorativa 4 giorni

Milano, 31/10/2024

La settimana lavorativa di quattro giorni è una proposta che sta guadagnando consenso, specialmente dopo la pandemia, per migliorare il benessere dei lavoratori e l’equilibrio tra vita privata e lavoro (work-life balance). Molti Paesi, tra cui Islanda, Giappone e Spagna, hanno sperimentato questo modello, riducendo le ore lavorative da 40 a 32 settimanali. In Italia, il tema è particolarmente sentito, come conferma un’indagine di Pulsee Luce & Gas e NielsenIQ, dove l’80% degli intervistati si dichiara favorevole alla settimana corta. I principali benefici evidenziati includono più tempo per la gestione familiare, una riduzione dello stress e una maggiore produttività.


La settimana corta è vista come un’opportunità per migliorare la qualità della vita. Secondo il 72% degli intervistati, contribuirebbe a una migliore gestione tra lavoro e vita privata, mentre per il 63% aumenterebbe la soddisfazione personale. La flessibilità consente di dedicare più tempo alla cura di familiari anziani o figli, con il 35% dei lavoratori che gestisce autonomamente queste responsabilità. 


Il lavoro da remoto, introdotto su larga scala durante la pandemia, ha anch’esso avuto un ruolo importante nel migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, pur presentando alcuni rischi come l’isolamento sociale e la sedentarietà. Il risparmio economico e di tempo è rilevante: lo smart working permette di risparmiare circa 124 euro al mese tra spostamenti e pasti, con una media di 41 minuti al giorno di tempo guadagnato.


Tuttavia, ci sono anche delle criticità. La settimana corta non è facilmente applicabile a settori che richiedono presenza costante, come la sanità e i servizi di emergenza. Inoltre, coordinare team con giorni di lavoro variabili può risultare difficile, e alcune aziende potrebbero avere difficoltà a coprire i costi aggiuntivi per personale supplementare. Per alcuni lavoratori, inoltre, la settimana corta potrebbe significare una riduzione di ore e guadagni, motivo per cui solo il 10% sarebbe disposto ad accettare una diminuzione dello stipendio.


L’impatto ambientale è un altro vantaggio rilevante della settimana corta. Riducendo i giorni di spostamento, si contribuisce a limitare l’inquinamento. Tuttavia, i consumi domestici aumentano con il lavoro da remoto: il 49% dei lavoratori segnala un incremento nelle bollette. In risposta, molte famiglie adottano accorgimenti di risparmio energetico, come l’uso di lampadine a basso consumo e un maggiore ricorso alla luce naturale.

Inchiesta WSJ: contatti segreti per 2 anni tra Musk e Putin

Milano, 29/10/2024

Recenti rivelazioni del Wall Street Journal hanno sollevato un polverone sul presunto legame tra Elon Musk e Vladimir Putin. Secondo l’inchiesta, il miliardario e imprenditore americano avrebbe mantenuto contatti segreti con il presidente russo a partire dalla fine del 2022, una notizia che ha generato reazioni contrastanti tra i governi e nell’opinione pubblica globale. Gli incontri, a detta delle fonti, riguarderebbero temi che spaziano dagli affari personali e aziendali alle tensioni geopolitiche, sollevando interrogativi sugli equilibri politici internazionali.


Le conversazioni avrebbero avuto come fulcro non solo questioni commerciali, ma anche aspetti legati alla sicurezza globale. In particolare, Musk avrebbe discusso con Putin dell’utilizzo del sistema satellitare Starlink, decisivo durante il conflitto in Ucraina per garantire comunicazioni a favore delle truppe ucraine. La questione si è fatta delicata quando Musk ha rifiutato di attivare Starlink per supportare azioni militari ucraine contro la Crimea, temendo un’escalation nucleare. Questo decisione ha sollevato domande sull’influenza politica e militare che Musk può esercitare attraverso la sua tecnologia.

Il presidente russo avrebbe anche chiesto al magnate di non attivare il sistema Starlink su Taiwan, per fare un favore alla Cina.


Il Cremlino, dal canto suo, ha negato categoricamente che vi siano stati “contatti regolari” tra Musk e Putin, smentendo con forza le notizie diffuse. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato che l’unico contatto diretto tra i due sarebbe avvenuto in una conversazione precedente al 2022, focalizzata su prospettive tecnologiche e future collaborazioni innovative, senza alcun risvolto geopolitico o militare diretto. Nonostante le smentite, la persistenza di simili indiscrezioni ha alimentato le speculazioni sugli interessi reciproci e sulle strategie globali.


Musk non è nuovo a interventi che vanno oltre la sfera tecnologica. Già in passato, ha espresso opinioni controverse su varie questioni internazionali, supportando, ad esempio, un ruolo “pacificatore” degli Stati Uniti in conflitti globali e partecipando a dibattiti su Taiwan e Cina. Alcuni osservatori vedono in Musk una figura che, pur non avendo un incarico governativo, esercita un’influenza significativa grazie alla sua tecnologia e al suo potere economico. Questo legame con Putin ha dunque sollevato preoccupazioni, specialmente nei circoli diplomatici statunitensi ed europei, in quanto suggerisce un possibile intreccio tra politica e impresa tecnologica con ripercussioni imprevedibili su scala mondiale.

10 milioni dello Stato a società legate a ’ndrangheta

Milano, 25/10/2024

Banca Progetto, un istituto finanziario milanese, è al centro di una controversia legata a presunti finanziamenti a società affiliate alla 'ndrangheta, per un totale di oltre 10 milioni di euro. La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha deciso di mettere l'istituto sotto amministrazione giudiziaria. Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno rivelato come i fondi garantiti dallo Stato per sostenere l'economia durante la pandemia e in seguito alla crisi ucraina siano stati utilizzati da società con legami con la criminalità organizzata.


Il "modus operandi" di Banca Progetto è stato definito "opaco e discutibile" dai giudici. L'istituto avrebbe erogato finanziamenti garantiti dal Fondo per le Piccole e Medie Imprese a società coinvolte in attività illecite, trasferendo di fatto il rischio di insolvenza allo Stato. Questo ha portato al paradosso di utilizzare denaro pubblico, destinato al sostegno dell'economia, per favorire indirettamente le casse della 'ndrangheta. Secondo il procuratore Marcello Viola, Banca Progetto avrebbe spesso eluso le normative antiriciclaggio, facilitando l'accesso ai fondi statali da parte di aziende con legami mafiosi, in particolare nella zona di Legnano e Lonate Pozzolo, in provincia di Varese.


Nonostante queste accuse, Banca Progetto ha rilasciato una nota in cui chiarisce che l'istituto non è commissariato e che né la banca né i suoi rappresentanti sono attualmente sotto indagine. L'amministrazione giudiziaria, infatti, non riguarda l'intero operato della banca, ma si concentra su 10 finanziamenti specifici, su un totale di circa 40.000 in essere. Questi finanziamenti, secondo la banca, potrebbero presentare carenze istruttorie che saranno verificate con l'assistenza del commissario nominato, Donato Maria Pezzuto, il cui compito sarà quello di valutare l'adeguatezza dei controlli interni.


Banca Progetto, fondata nel 2015 come evoluzione della Banca Popolare Lecchese e attualmente controllata da fondi internazionali come Oaktree e Centerbridge Partners, ha visto negli ultimi anni una crescita significativa, con un utile netto di 71,9 milioni di euro nel 2023. Nonostante le indagini in corso, la banca ha rassicurato i suoi clienti e stakeholder che continuerà a operare in maniera ordinaria, monitorando attentamente il rispetto delle normative. 

Aumentano suicidi e autolesionismo tra i giovani

Milano, 30/09/2024

L’allarme lanciato dall’Associazione Culturale Pediatri (ACP) ha portato alla luce una crisi silenziosa che coinvolge i giovani italiani: il suicidio è diventato la seconda causa di morte tra i ragazzi dai 10 ai 25 anni. Un dato che segna una vera e propria emergenza sanitaria e sociale, alla quale bisogna rispondere con misure preventive mirate e interventi tempestivi. Ma non solo: un altro dato preoccupante riguarda l'autolesionismo, che sta diventando una pratica diffusa tra i giovanissimi, con una percentuale che sfiora il 50%. La società, secondo gli esperti, sta pagando il prezzo del non aver educato più i figli in modo adeguato a gestire le difficoltà psicologiche e emotive, che oggi trovano uno dei principali catalizzatori nei dispositivi digitali, in particolare gli smartphone.


Gli smartphone, strumenti essenziali nella vita quotidiana di molti giovani, sono anche tra i principali fattori di rischio per il deterioramento della salute mentale. A detta di numerosi esperti, il loro uso eccessivo, unito all'accesso illimitato a contenuti digitali spesso dannosi, alimenta un circolo vizioso che ha gravi ripercussioni sul benessere psicologico degli adolescenti. Il 2013, anno in cui i prezzi degli smartphone sono drasticamente calati, ha visto una diffusione ancora maggiore di questi dispositivi, ma anche un aumento preoccupante di comportamenti autolesionisti e il deterioramento della salute mentale. In particolare, l'uso continuo dei social media ha creato un terreno fertile per il confronto con modelli irrealistici di bellezza, successo e felicità, che spesso non corrispondono alla realtà, contribuendo a sentimenti di inadeguatezza, depressione e ansia. 


Secondo uno studio del ministero delle Imprese e del Made in Italy, il 70% dei minori tra gli 8 e i 16 anni usa il proprio telefono da una a tre ore al giorno, il che riduce drasticamente il tempo da dedicare ad attività fisiche e relazioni sociali nel mondo reale. Questo aumento della dipendenza tecnologica sta trasformando la psicologia dei giovani, rendendo difficile per loro distinguere tra la realtà e l’immagine virtuale, un aspetto che, secondo gli esperti, è strettamente correlato all’aumento dei disturbi psicologici come la depressione e l’ansia.

L'incremento di tale fenomeno dopo la pandemia di COVID-19 è stato particolarmente evidente, quando l’isolamento forzato e l'interruzione delle scuole hanno esacerbato la fragilità psicologica dei giovani.


L'esposizione costante a contenuti violenti, per esempio, ha un effetto devastante sullo sviluppo emozionale, favorendo comportamenti impulsivi e aggressivi.

In Italia, uno studio recente ha rilevato che un giovane su due di età compresa tra i 12 e i 18 anni ha praticato forme di autolesionismo. Gli esperti, come il dottor Stefano Vicari, direttore dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, spiegano che l'autolesionismo è ormai considerato una “anticamera” del suicidio. I ragazzi che praticano autolesionismo, infatti, non lo fanno solo per esprimere dolore psicologico, ma anche per cercare di gestire emozioni travolgenti come ansia, tristezza e frustrazione. La pratica dell’autolesionismo non è solo un atto di ribellione, ma una manifestazione tangibile di un disagio emotivo profondo. Gli psicologi e psichiatri sottolineano che il rischio di suicidio tra coloro che si infliggono danni fisici è particolarmente alto, rendendo necessaria una diagnosi precoce e una terapia mirata.


Il fenomeno del suicidio e dell'autolesionismo non è solo il frutto dell’abuso di smartphone o della frustrazione individuale, ma anche una conseguenza di una mancanza di educazione psicologica e emotiva nelle scuole e nelle famiglie. Come sottolinea l'ACP, la vera sfida è proprio quella di riprendere l’educazione emotiva, attraverso il coinvolgimento attivo di genitori, insegnanti e professionisti della salute mentale. Non basta più educare solo sul piano accademico, ma bisogna anche insegnare ai giovani come riconoscere i propri sentimenti, come chiedere aiuto e come affrontare le difficoltà emotive in modo sano.


La prevenzione, in questo caso, deve partire dalla scuola, che dovrebbe essere un luogo sicuro dove i ragazzi possano esprimere i propri disagi senza paura di essere giudicati. È essenziale che i programmi scolastici includano corsi di educazione emotiva e che i docenti siano preparati a riconoscere i segnali di disagio psicologico nei loro studenti. L’educazione alle emozioni dovrebbe diventare una parte fondamentale dell'istruzione, permettendo ai ragazzi di comprendere meglio i propri sentimenti e di imparare a gestirli in modo costruttivo. Inoltre, è fondamentale che i genitori assumano un ruolo attivo nel monitorare l'uso dei dispositivi tecnologici e nel dialogare con i propri figli riguardo ai rischi di un uso eccessivo dei social media e degli smartphone.

Telegram: Durov ha deciso di collaborare con le autorità

Milano, 26/09/2024

Il caso di Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, sta suscitando molto scalpore. Arrestato a Parigi ad agosto, Durov ha accettato di collaborare con le autorità giudiziarie fornendo informazioni sugli indirizzi IP degli utenti della piattaforma coinvolti in attività illegali. Questa decisione rappresenta un cambio di rotta significativo per un'azienda che, sin dalla sua fondazione, ha costruito la propria reputazione sull'inviolabilità della privacy degli utenti.


Pavel Durov è stato arrestato il 24 agosto presso l'aeroporto di Le Bourget, nei pressi di Parigi, in seguito a un’indagine condotta dalla polizia giudiziaria francese. Le accuse nei suoi confronti includono gravi crimini come traffico di droga, sfruttamento minorile e riciclaggio di denaro, tutti perpetrati attraverso Telegram. 


Sebbene Durov sia stato rilasciato dopo pochi giorni dietro pagamento di una cauzione di quasi sei milioni di euro, la pressione sulle politiche di Telegram è aumentata significativamente.


Fino ad oggi, Telegram aveva mantenuto una rigida politica di protezione dei dati, opponendosi a qualsiasi richiesta governativa di accesso alle informazioni personali degli utenti. Tuttavia, la pressione derivante dalle accuse ha portato Durov a fare un’importante concessione: Telegram ha accettato di condividere indirizzi IP e numeri di telefono di utenti che compiono attività illegali, in risposta a specifiche richieste legali da parte delle autorità. Questo cambiamento è stato visto come una mossa necessaria per evitare ulteriori scontri legali e per continuare a operare in paesi come la Francia, che stanno intensificando i controlli sulle piattaforme digitali.


Il caso Durov è significativo non solo per la Francia, ma per il mondo intero. Telegram, utilizzato da oltre 700 milioni di persone in tutto il mondo, è stato a lungo considerato un rifugio per chi desidera comunicare senza timori di sorveglianza governativa. Tuttavia, le crescenti preoccupazioni sul suo utilizzo da parte di criminali e organizzazioni terroristiche hanno spinto i governi di diversi paesi a chiedere maggiori controlli.


La decisione di Durov ha scatenato reazioni contrastanti. Alcuni esperti temono che questo possa portare a una "sovra-moderazione" delle piattaforme di messaggistica, con un rischio di censura eccessiva, mentre altri considerano la decisione come un passo necessario per combattere l’uso illecito delle piattaforme.


In Russia, in particolare, la notizia ha suscitato critiche aspre, con alcuni funzionari che hanno accusato la Francia di aver arrestato Durov per motivi politici e di voler usare Telegram per raccogliere informazioni sensibili.


Nonostante le difficoltà legali, Durov ha dichiarato che Telegram continuerà a rispettare le leggi internazionali, rafforzando i propri meccanismi di moderazione e collaborando con le autorità solo in caso di richieste specifiche e legittime. Tuttavia, molti utenti potrebbero ora rivedere il proprio utilizzo della piattaforma, preoccupati per una possibile riduzione della loro privacy.

Workation=lavoro+vacanza. Milano è nella top 10

Milano, 11/09/2024

Il concetto di “workation” sta guadagnato popolarità e indica la combinazione di lavoro e tempo libero. Milano, con la sua vibrante scena culturale e infrastrutture moderne, si è affermata come una delle migliori destinazioni al mondo per questa pratica. Secondo il Barometro “Work from Anywhere” 2024 di International Workplace Group, Milano si è classificata nella top 10 delle città ideali per il workation.


Il termine “workation” è una fusione delle parole inglesi “work” (lavoro) e “vacation” (vacanza). Indica la pratica di lavorare da remoto in una località che offre anche opportunità di svago e relax. Questo concetto è diventato particolarmente rilevante con l’aumento del lavoro ibrido e remoto, permettendo ai professionisti di estendere le loro vacanze senza interrompere le attività lavorative.

Milano è una città che offre un mix unico di storia, cultura e modernità. La città è famosa per la sua architettura, i musei, le gallerie d’arte e una scena culinaria di livello mondiale. Inoltre, Milano è ben collegata con il resto d’Europa e del mondo grazie al suo efficiente sistema di trasporti, che include due aeroporti internazionali e una rete ferroviaria ad alta velocità.


Uno dei fattori chiave che rendono Milano una destinazione ideale per il workation è la disponibilità di spazi di lavoro flessibili. La città offre numerosi coworking space moderni e ben attrezzati, che permettono ai professionisti di lavorare in un ambiente stimolante e produttivo. Inoltre, la velocità della banda larga e la qualità delle infrastrutture tecnologiche sono tra le migliori in Europa.


Milano è una città che non dorme mai. Dopo una giornata di lavoro, i professionisti possono godere di una vasta gamma di attività culturali e ricreative. Dalle visite al Duomo e al Castello Sforzesco, alle serate nei rinomati ristoranti e bar della città, c’è sempre qualcosa da fare. Inoltre, Milano ospita numerosi eventi internazionali, come la Settimana della Moda e il Salone del Mobile, che attirano visitatori da tutto il mondo.

La qualità della vita a Milano è un altro fattore che contribuisce alla sua popolarità come destinazione per il workation. La città offre un’ampia gamma di servizi, dalle strutture sanitarie di alta qualità alle scuole internazionali, rendendola una scelta ideale anche per le famiglie. Inoltre, Milano è una città verde, con numerosi parchi e spazi aperti dove rilassarsi e fare attività all’aperto.

INPS: 157mila italiani incassano la pensione da 40 anni

Milano, 04/09/2024

Il fenomeno delle “baby pensioni” in Italia è tornato sotto i riflettori grazie ai recenti dati pubblicati dall’INPS. Secondo l’istituto, circa 157mila persone ricevono una pensione da oltre 40 anni.

Le baby pensioni sono nate negli anni '70 e '80, quando il sistema pensionistico italiano permetteva ai dipendenti pubblici di andare in pensione dopo soli 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi, se sposati e con figli. Questa politica era intesa a favorire il ricambio generazionale e a sostenere le famiglie, ma ha creato un onere finanziario significativo per lo Stato.


Secondo l’INPS, al primo gennaio 2024, sono 157.079 le persone che ricevono una pensione da almeno 40 anni. Di queste, 95.045 provengono dal settore privato e 62.034 dal settore pubblico. L’assegno medio mensile per i pensionati del settore privato è di 1.020 euro, mentre per quelli del settore pubblico è di 1.607 euro.


Il costo delle baby pensioni per lo Stato italiano è stimato in circa 2,4 miliardi di euro all’anno. Questo rappresenta una spesa significativa, soprattutto in un contesto di crisi demografica e di invecchiamento della popolazione. Le riforme pensionistiche degli ultimi anni, come quelle introdotte dal governo Monti e dalla ministra Fornero, hanno cercato di ridurre questo onere, ma il problema persiste.


A livello internazionale, il sistema pensionistico italiano è spesso criticato per la sua generosità e per l’alto numero di pensionati rispetto alla popolazione attiva. In paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito, le condizioni per accedere alla pensione sono molto più rigide, con età pensionabili più alte e requisiti contributivi più stringenti.


Le baby pensioni hanno anche implicazioni sociali significative. Da un lato, hanno permesso a molte famiglie di avere una stabilità economica; dall’altro, hanno creato disuguaglianze generazionali, con i giovani che devono sostenere un sistema pensionistico sempre più costoso.

Sono i giovani a dire “le faremo sapere”, non più le aziende

Milano, 29/08/2024

Il mercato del lavoro sta vivendo una trasformazione senza precedenti. Secondo una recente indagine condotta dall’associazione dei Direttori delle Risorse Umane (GIDP), il 70% dei recruiter delle 87 aziende coinvolte ha riportato un fenomeno inedito: alla fine dei colloqui, sono i candidati a pronunciare il classico "le faremo sapere".

Il mercato del lavoro sta subendo un cambio di paradigma. I giovani professionisti, sempre più consapevoli del loro valore e delle loro competenze, stanno invertendo i ruoli nei processi di selezione. Questo fenomeno è particolarmente evidente negli ultimi anni, in quanto la domanda di talenti supera l’offerta disponibile.


La presidente di GIDP, Marjna Verderajme, ha dichiarato: “Le aziende si trovano di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma, in cui le priorità dei giovani stanno ridefinendo il mercato del lavoro. Non è più sufficiente offrire una buona retribuzione; i talenti di oggi cercano crescita professionale, formazione continua e un coinvolgimento attivo nei progetti aziendali. È fondamentale che le aziende rispondano a queste nuove esigenze con un impegno concreto nella formazione e nella creazione di opportunità di sviluppo”.


Secondo l’indagine GIDP, le priorità dei candidati sono cambiate radicalmente negli ultimi anni. Se nel 2023 la retribuzione e i benefit erano al primo posto, nel 2024 i giovani professionisti sono più interessati al tipo di mansione e alle opportunità di crescita professionale. La formazione continua, il coinvolgimento attivo nei progetti aziendali e il work-life balance sono diventati elementi cruciali nella scelta del datore di lavoro.

Per attrarre e trattenere i migliori talenti, le aziende devono adattarsi a queste nuove esigenze. L’indagine GIDP evidenzia come molte aziende stiano già rispondendo con un maggiore impegno nella formazione, l’adozione dello smartworking e l’offerta di opportunità di sviluppo professionale. Tuttavia, emergono ancora discrepanze significative tra le aspettative dei candidati e le politiche aziendali, soprattutto in termini di work-life balance e welfare aziendale.


Nel processo di selezione, oltre alle competenze tecniche, le soft skills stanno acquisendo sempre più importanza. L’indagine GIDP ha rilevato che tra le qualità più apprezzate dai recruiter troviamo l’innovazione, la creatività, il problem solving e la flessibilità. Queste competenze sono considerate fondamentali per affrontare le sfide del mercato del lavoro moderno e per contribuire al successo aziendale.


Nonostante l’aumento delle opportunità di lavoro, le aziende milanesi continuano a incontrare difficoltà nel reperire figure tecniche specializzate. Il 25% delle aziende coinvolte nell’indagine ha dichiarato di inserire neolaureati che necessitano di ulteriore formazione, mentre il 22,66% ha difficoltà a trovare candidati per posizioni tecniche. Questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro rappresenta una sfida significativa per le aziende, che devono investire sempre di più nella formazione e nello sviluppo delle competenze dei propri dipendenti.

Ius Soli e Ius Scholae, qual è la differenza?

Milano, 26/08/2024

Il dibattito sulla cittadinanza in Italia è tornato al centro della scena politica, con particolare attenzione alle proposte di legge sullo Ius Scholae e lo Ius Soli. Questi due concetti, sebbene distinti, mirano entrambi a facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana per i figli di immigrati. Tuttavia, non mancano controversie e opinioni divergenti.

Lo Ius Scholae è una proposta di legge che permetterebbe ai bambini nati da genitori stranieri di ottenere la cittadinanza italiana dopo aver completato un ciclo di studi in Italia. In particolare, una delle proposte prevede che i bambini che hanno frequentato le scuole elementari in Italia possano diventare cittadini italiani. Questo principio si basa sull’idea che l’istruzione e l’integrazione scolastica siano elementi fondamentali per l’integrazione sociale.


Lo Ius Soli, invece, è un principio giuridico che attribuisce la cittadinanza a chiunque nasca sul territorio di un determinato Stato, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. In Italia, attualmente, lo Ius Soli non è riconosciuto, ma esistono proposte di legge che mirano a introdurlo in forma parziale, permettendo ai bambini nati in Italia da genitori stranieri di ottenere la cittadinanza con pochi requisiti aggiuntivi.


I sostenitori dello Ius Scholae e dello Ius Soli argomentano che queste riforme sono necessarie per riconoscere i diritti dei bambini nati e cresciuti in Italia, che spesso si sentono italiani a tutti gli effetti. Secondo loro, l’attuale sistema basato sullo Ius Sanguinis (diritto di sangue) è obsoleto e non riflette la realtà di una società sempre più multietnica. Inoltre, facilitare l’acquisizione della cittadinanza potrebbe favorire l’integrazione e ridurre le disuguaglianze sociali.


D’altra parte, i detrattori sostengono che la cittadinanza non dovrebbe essere concessa automaticamente o facilmente. Essi ritengono che la cittadinanza debba essere il risultato di un processo di integrazione più lungo e complesso, che includa non solo l’istruzione ma anche altri fattori come la conoscenza della lingua e della cultura italiana. Alcuni politici, come quelli della Lega e di Fratelli d’Italia, sono fermamente contrari a queste riforme, sostenendo che potrebbero incentivare l’immigrazione irregolare e mettere a rischio la coesione sociale.


Il dibattito su queste proposte di legge è particolarmente acceso all’interno della maggioranza di governo. Mentre Forza Italia ha mostrato un’apertura verso lo Ius Scholae, la Lega e Fratelli d’Italia si oppongono fermamente. Questa divisione riflette le diverse visioni politiche e culturali presenti nel paese.

Iniziata sperimentazione vaccino contro cancro ai polmoni

Milano, 26/08/2024

Il vaccino contro il cancro ai polmoni, sviluppato da BioNTech, utilizza la tecnologia mRNA, la stessa che ha permesso la rapida risposta alla pandemia di COVID-19. Gli scienziati sono ottimisti e sperano che questa innovazione possa migliorare significativamente le prospettive di sopravvivenza per i pazienti affetti da questa forma di cancro.


Il vaccino, denominato BNT116, è progettato per trattare il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), la forma più comune di cancro ai polmoni. Utilizza l’RNA messaggero per trasportare i marcatori tumorali al sistema immunitario, insegnandogli a riconoscere e attaccare le cellule cancerose. Questo approccio mira a rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro, lasciando intatti i tessuti sani circostanti, a differenza dei trattamenti tradizionali come la chemioterapia.


La sperimentazione clinica di fase 1 è stata avviata in 34 siti di ricerca distribuiti in sette paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Ungheria, Polonia, Spagna e Turchia. In totale, circa 130 pazienti parteciperanno a questa fase iniziale, che ha l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia del vaccino. Il primo paziente a ricevere il vaccino è stato Janusz Racz, un uomo di 67 anni, nel Regno Unito.


Gli scienziati sono entusiasti delle potenzialità del vaccino. Il professor Siow Ming Lee, oncologo presso l’University College London Hospitals (UCLH) che sta conducendo la sperimentazione nel Regno Unito, ha dichiarato: "Stiamo entrando in una nuova era entusiasmante di trial clinici di immunoterapia basata su mRNA per il trattamento del cancro ai polmoni". La dottoressa Sarah Benafif, oncologa consulente presso l’University College di Londra, ha aggiunto: “La forza dell’approccio che stiamo adottando è che il trattamento mira a essere altamente mirato verso le cellule tumorali”.


Se la sperimentazione avrà successo, il vaccino BNT116 potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro il cancro ai polmoni, una delle forme di cancro più letali al mondo. Secondo le stime, il cancro ai polmoni causa circa 1,8 milioni di morti all’anno. Un vaccino efficace potrebbe non solo migliorare le prospettive di sopravvivenza, ma anche ridurre significativamente il numero di recidive e metastasi.

Cina: gli animali domestici saranno il doppio dei bambini

Milano, 20/08/2024

Negli ultimi anni, la Cina sta attraversando un significativo cambiamento demografico e sociale che si riflette anche nella crescita del numero di animali domestici rispetto ai bambini. Entro il 2030, si stima che il numero di animali domestici in Cina sarà quasi il doppio rispetto ai bambini sotto i quattro anni. Questa tendenza è influenzata da diversi fattori, tra cui il calo delle nascite, il cambiamento delle dinamiche familiari e l'aumento della "pet economy", un settore in forte espansione in Cina.


La Cina sta vivendo una crisi demografica caratterizzata da un calo delle nascite e un invecchiamento della popolazione. Il tasso di natalità è sceso ai livelli più bassi dal 1949, e si prevede che il numero di bambini sotto i quattro anni scenderà a meno di 40 milioni entro il 2030. Questo calo è attribuito a fattori come la crescente urbanizzazione, l'aumento dei costi della vita e il cambiamento delle aspirazioni personali, che spingono molte coppie a rimandare o rinunciare a fare figli.


Al contrario, la popolazione di animali domestici sta crescendo rapidamente. Secondo un rapporto di Goldman Sachs, nel 2017 c'erano circa 40 milioni di cani e gatti in Cina, ma si prevede che questa cifra supererà i 70 milioni entro il 2030. 

I dati parlano chiaro: nel 2030, probabilmente, saranno presenti oltre 30 milioni di animali domestici in più rispetto ai bambini con meno di 4 anni.


La "pet economy" in Cina è in piena espansione. Il mercato degli animali domestici, che include cibo, accessori, servizi di cura e altri prodotti, è cresciuto significativamente e si prevede che continuerà a espandersi. Nel 2020, il mercato era valutato a circa 295,3 miliardi di yuan e si stima che raggiungerà 811,4 miliardi di yuan entro il 2025.

Questo fenomeno è alimentato non solo dall'aumento del numero di animali domestici, ma anche dal cambiamento delle preferenze dei consumatori cinesi, che vedono sempre più gli animali come membri della famiglia. In risposta, molte aziende stanno sviluppando nuovi prodotti e servizi, come cibo gourmet per animali, trattamenti di bellezza e persino hotel per animali domestici.


La crescita degli animali domestici in Cina non è solo una questione economica, ma ha anche implicazioni sociali e culturali. Da un lato, l'aumento degli animali domestici riflette un cambiamento nelle dinamiche familiari e nei valori sociali, dove gli animali spesso colmano il vuoto lasciato dalla mancanza di figli. Dall'altro, pone sfide per la società cinese, che deve adattarsi a un panorama demografico in evoluzione, con un numero crescente di anziani e un numero decrescente di giovani.

Trump vuole trasformare l’America nella capitale del Bitcoin

Milano, 31/07/2024

Durante la Bitcoin Conference a Nashville, Donald Trump ha fatto una serie di promesse ambiziose riguardo il futuro delle criptovalute negli Stati Uniti. Nonostante le sue precedenti critiche al Bitcoin, Trump ha ora abbracciato la causa cripto, promettendo di fare degli USA "la capitale mondiale del Bitcoin" e la "superpotenza bitcoin del mondo".

In passato, Trump aveva definito il Bitcoin come "not money" e una "catastrofe imminente". Tuttavia, le sue dichiarazioni alla conferenza mostrano un netto cambiamento di posizione. Trump ha annunciato che, se eletto, creerà un Consiglio Presidenziale per il Bitcoin e le criptovalute, con regole definite da esperti del settore. Ha anche promesso di licenziare Gary Gensler, attuale presidente della SEC, criticato per il suo approccio regolatorio aggressivo verso le criptovalute.


Trump ha ulteriormente promesso che, nei primi 100 giorni del suo mandato, verranno stabilite nuove regole per il settore delle criptovalute, collaborando con esperti che supportano questo settore. Tra le sue proposte, Trump ha dichiarato che una parte delle riserve cripto detenute dal governo USA costituirà la base per una riserva strategica nazionale di Bitcoin.

L'annuncio di Trump ha avuto un impatto immediato sul mercato delle criptovalute, con il prezzo del Bitcoin che è salito del 4% prima del suo intervento, raggiungendo quota 67.800 dollari. Questa reazione positiva riflette la fiducia del settore cripto nelle promesse di deregolamentazione e di supporto economico fatte da Trump.


Anche Kamala Harris, che guida il ticket democratico per la Casa Bianca, ha iniziato a mostrare apertura verso le criptovalute. Harris e i suoi consiglieri stanno cercando di ristabilire i rapporti con le principali aziende del settore, promuovendo l'immagine del partito democratico come "pro-business" e favorevole a un'industria cripto responsabile.

Nonostante l'entusiasmo, alcune delle promesse di Trump, come il licenziamento di Gensler, potrebbero incontrare ostacoli legali. Il presidente può nominare un nuovo capo della SEC, ma non ha l'autorità di licenziare i commissari.

L’Unione Europea punta a frenare l'ascesa di Shein e Temu

Milano, 26/07/2024

L'Unione Europea sta valutando l'implementazione di nuove leggi per imporre dazi sui prodotti importati da colossi dell'e-commerce cinese come Shein, Temu e AliExpress. Questa mossa mira a contrastare l’invasione di articoli a basso costo che inonda il mercato europeo, minacciando la concorrenza leale e l'equilibrio del mercato.

Nel 2023, l'Europa ha importato ben 2,3 miliardi di articoli a prezzi stracciati, una cifra che evidenzia la portata del fenomeno. Attualmente, i consumatori europei possono acquistare prodotti da piattaforme online extraeuropee senza dover pagare dazi se il costo non supera i 150 euro. Questo ha permesso alle piattaforme cinesi di crescere rapidamente, offrendo un'enorme varietà di articoli a prezzi competitivi.


La Commissione Europea, però, sta considerando di eliminare questa soglia esente da dazi, rendendo così ogni acquisto soggetto a tassazione doganale, indipendentemente dal valore. L'obiettivo è riequilibrare il mercato, proteggendo le aziende europee dalla concorrenza sleale dei giganti dell'ultra fast fashion.

Le piattaforme come Shein e Temu sono diventate sinonimo di fast fashion, un modello di business che si basa sulla produzione rapida di abbigliamento a basso costo. Tuttavia, questa industria ha un impatto devastante sia dal punto di vista sociale che ambientale. Un'indagine dell'organizzazione svizzera Public Eye ha rivelato le dure condizioni di lavoro nelle fabbriche di Shein, dove i dipendenti sono spesso costretti a lavorare oltre dodici ore al giorno.


Sul fronte ambientale, il fast fashion contribuisce a enormi quantità di rifiuti tessili e all'inquinamento delle acque. Si stima che per produrre una singola maglietta di cotone siano necessari 2.700 litri di acqua, mentre il lavaggio dei capi sintetici rilascia mezzo milione di tonnellate di microplastiche negli oceani ogni anno.

La Commissione Europea, con il sostegno della presidente Ursula von der Leyen, ha proposto di rivedere le normative doganali per affrontare queste sfide. Oltre alla possibile eliminazione della soglia di esenzione doganale, si sta considerando l'introduzione dell'obbligo di registrazione per il pagamento dell'IVA per le grandi piattaforme, indipendentemente dal valore delle vendite.


Queste misure mirano a garantire condizioni di parità tra i vari attori del mercato, promuovendo standard doganali, fiscali, di sicurezza e di sostenibilità. Tuttavia, il destino di queste proposte dipenderà dalle decisioni del Parlamento Europeo. Se implementate, potrebbero rappresentare un importante passo avanti nella regolamentazione del commercio online e nella tutela del mercato europeo.

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